I quadri presenti nella Sala dei Pittori del Ristorante Rigolo sono una testimonianza di riconoscimento e amicizia degli artisti che, sin dagli anni Cinquanta, hanno dato vita al quartiere artistico di Brera, l’“isola ciottolosa”.
Brera - il cui nome deriva da braida: terreno incolto, ortaglia - sino a trenta anni fa era una zona popolare. Gli artisti che fin dal XIX secolo gravitavano attorno all’Accademia di Belle Arti hanno trasformato il quartiere in uno dei più caratteristici di Milano.
Gli artisti non avevano denaro e saldavano il conto del bar regalando le loro opere. Sivaldo Simoncini preferiva anticipare loro i soldi per potersi acquistare le tele e i colori e, solo dopo, sceglieva di acquistare una loro opera sotto la quale gli artisti si sedevano a deliziarsi il palato con i guadagni dei quadri venduti. Erano anche i tempi in cui i giovani studenti che frequentavano l’Accademia di Brera, piuttosto al verde, trascorrevano le loro serate dipingendo in un angolo del Rigolo per poi proporre i loro quadri ai clienti che sedevano a mangiare ai tavoli.
I tempi sono cambiati ma il rapporto tra gli artisti di Brera e il Rigolo sono rimasti immutati: ancora oggi accade che uno straniero in visita in città per lavoro o turismo, s’innamori di uno dei quadri e chieda la possibilità di acquistarlo. Si sa, ci sono amori che non possono finire, così accade che si accontentino di tornare con una fotografia scattata al loro quadro preferito. Succede anche che sia l’artista a donare un’opera, al di fuori di ogni logica di marketing o obiettivo di vendita, per il “solo” piacere di ritrovare e ritrovarsi al proprio tavolo preferito.
Ognuna di queste opere racchiude un’emozione, una storia personale, un aneddoto, un momento di solitudine o condivisione vissute al Rigolo. C’è Piazza Duomo con gli alberi disegnati su una tovaglia da Renzo Piano durante un pranzo con alcuni giornalisti del Corriere della Sera (il cameriere corse preoccupato da Renato Simoncini dicendogli: “li fermi lei, a quel tavolo scrivono sulla tovaglia!”) o la pasta messa in scatola dal baritono Giuseppe Zecchillo che volle parafrasare la “Me rda d’artista” di Piero Manzoni che tanto stimava al punto da volerne addirittura affittare l’ex-studio all’interno del Palazzo dei Conti Panza di Biumo, al 16 di Via Fiori Chiari.
In questa sala, potete assaporare l’arte di Enrico Bay, Giancarlo Cazzaniga, Antonio Recalcati, Agostino Ferrari, Lalla Romano, Steven Scott, Giò Ponti, Kenjirò Azuma, Salvatore Fiume, Fausto Maria Liberatore, Gianluigi Colin, Kodra, Giuseppe Lizzini, Adolfo Saporetti, Guido Peruz, Arturo Vermi, Jaime Hayon.
Posti a sedere: da 35 a 45